“PNRR e superbonus110%. Coniugare grandi opportunità a trasparenza, efficacia e sicurezza del lavoro”

Nota del Consiglio di Presidenza di Legacoop Produzione e Servizi del 25 febbraio 2022

 

Il PNRR e gli interventi promossi nel campo dell’edilizia, in primis dal superbonus 110%, rappresentano una opportunità straordinaria per dare slancio agli investimenti e all’economia, puntando ad un rafforzamento della nostra dotazione infrastrutturale e al miglioramento delle performance di risparmio energetico e sicurezza sismica del patrimonio immobiliare.
Ciò non toglie che l’attuazione di tali iniziative evidenzi molteplici criticità.
Le recenti misure sul Superbonus definite dal Governo con il Decreto Sostegni-ter e con il recente DL antifrode, pur rappresentando una cesura rispetto alla normativa esistente, che ha profondamente scosso le imprese del settore delle costruzioni, rispondono ad una logica di tracciabilità dei crediti fiscali e di selezione dei soggetti imprenditoriali e finanziari non più rinviabile, come dimostrano i dati sull’ammontare dei crediti inesistenti (oltre 4 miliardi di euro) e l’iscrizione in pochi mesi alle CCIAA di oltre 11 mila nuove imprese di costruzioni.
La ricerca di un giusto equilibrio tra le esigenze di certezza degli investimenti e di tutela della legalità, sono fondamentali, pena la trasformazione di una grande opportunità offerta dal PNRR in un’occasione mancata.
Inoltre, non si può evitare una riflessione sulla necessaria qualificazione di imprese che eseguono lavori con risorse pubbliche perché hanno finalità indirettamente pubbliche, derivanti dall’efficientamento energetico degli edifici pur di proprietà privata. Per questo motivo, l’efficacia di questi lavori deve essere garantita da una capacità esecutiva riconosciuta.
Pertanto, riteniamo che la limitazione della cessione multipla solamente a banche e intermediari vigilati o ad imprese di assicurazione autorizzate ad operare in Italia, debba essere integrata con la previsione che i lavori sopra certi importi siano eseguiti solamente da imprese in possesso dell’attestazione SOA prevista per i lavori pubblici.
In questo contesto, per garantire la sicurezza dei lavoratori impiegati nei cantieri, abbiamo apprezzato e condiviso l’impegno assunto dal Ministro Orlando per una corretta applicazione dei contratti collettivi nazionali di settore per le imprese che eseguono lavori finanziati con i bonus edilizi; auspichiamo che la discussione prosegua affrontando una questione centrale per il futuro del settore delle costruzioni in questo Paese, ossia come garantire la corretta esecuzione delle opere finanziate dal PNRR a fronte della vertiginosa crescita dei prezzi delle materie prime, della loro difficoltosa reperibilità e del costo dell’energia, prestando, al contempo, la massima attenzione al tema della sicurezza sul lavoro.
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Legacoop Produzione e Servizi ritiene che le soluzioni contenute a tal fine nel Decreto Sostegni-ter e nel Decreto sul Caro Energia siano ancora parziali e auspica che nel corso della conversione dei decreti si faccia un significativo passo avanti, individuando un adeguato sistema di revisione prezzi.
Riteniamo, infatti, necessario correggere alcune previsioni del decreto, affinché le positive misure sul rispristino dell’obbligatorietà delle clausole revisionali e la riduzione dell’alea al 5% non siano vanificate.
In particolare, il ristoro alle imprese non può essere limitato all’80% del dovuto, l’elenco dei materiali deve essere aggiornato, perché anacronistico e incompleto, come il sistema di rilevazione, incapace di fotografare il reale andamento dei prezzi.
Infine, non si può non sottolineare come la procedura individuata per l’aggiornamento dei prezzari regionali sia insufficiente ad affrontare il problema dell’adeguatezza delle basi d’asta delle gare bandite, dove già si registra l’assenza o l’esiguo numero di partecipanti ovvero per le quali i prezzi offerti sono oggi assolutamente superati.
Infine, non possiamo non osservare che, finora, nessuna soluzione è stata individuata per i contratti pubblici di servizi. Occorre porre rimedio a questa inaccettabile asimmetria, come chiede anche ANAC a Governo e Parlamento.
Per raggiungere questi risultati, necessari per rispettare gli impegni presi con il PNRR, riteniamo opportuno, se fosse necessario, rimodulare l’attuale destinazione delle risorse, privilegiando la realizzazione delle opere pubbliche, fondamentali per la competitività del Paese, rispetto al risanamento del patrimonio immobiliare privato.
Rileviamo, poi, come la recente tumultuosa dinamica dell’attività delle ristrutturazioni edilizie, sostenute dai bonus fiscali, alcuni senza precedenti, ha avuto come una delle conseguenze, quella di assorbire tutta la manodopera disponibile (la massa salari registrata presso il sistema di Casse Edili è passata, nell’ultimo biennio, da 5 mia di euro a più di 7,5 mia), oltre che il fiorire di una pletora di “società di scopo” che sta affrontando la mole di lavoro scaturita dalle norme, in maniera non sempre trasparente sul versante dell’applicazione della contrattazione edile e del welfare, anche formativo, che da essa deriva.
Sarebbe utile affrontare questo eccesso di domanda con un dialogo serrato tra Governo e Rappresentanze Datoriali e sindacali, al fine di raccogliere le esperienze e quindi individuare quei Paesi extra UE su cui convergere lo sforzo di reclutamento ordinato e controllato di forza lavoro, da inserire nel processo formativo garantito dal sistema bilaterale edile, oggetto oggi di una robusta azione di rafforzamento e allargamento da parte del negoziato tra le Parti Sociali impegnate nel rinnovo del contratto nazionale.
Oltre a ciò, risorse specifiche se non eccezionali, possono essere chieste alle Confederazioni, per destinare lo 0,30% alla “riconversione professionale” dei lavoratori espulsi da altri settori merceologici investiti da processi di crisi e poi, forti di tali progetti, chiedere al Ministero di affiancare e vigilare tali percorsi con risorse aggiuntive dedicate.
Il tutto cercando di affrontare, ma non inseguire, questa “bolla” che prima o poi finirà, lasciando sul campo imprese fragili e lavoratori disoccupati.