Quale sarà “Il lavoro dell’uomo al tempo delle macchine”, che conseguenze avrà la “Quarta Rivoluzione Industriale” sulle attività produttive e di conseguenza sul capitale umano soprattutto in attività ad alta intensità di manodopera com’è la cooperazione di lavoro? Partendo da questi quesiti è nata l’iniziativa “Il mio collega Robot?!” organizzata da Legacoop Produzione e Servizi, con il contributo di Coopfond, svoltasi oggi a Roma, presso la sede di Legacoop Nazionale. Un incontro dedicato quindi al cruciale nesso tra il lavoro e la Quarta Rivoluzione industriale, che trae spunto dalla raccolta di saggi: “Il lavoro 4.0. La quarta rivoluzione industriale e le trasformazioni delle attività lavorative” a cura di Alberto Cipriani, Alessio Gramolati, Giovanni Mari.
“Siamo di fronte ad un passaggio nel quale i rapporti uomo macchina, umanità e scienza, tecnologia e lavoro vanno esplorati a partire dall’impatto che avranno sulla cooperazione di lavoro, sui soci lavoratori. Senza una riflessione, un progetto, senza il governo del processo – dichiara Angelo Migliarini, vicepresidente vicario di Legacoop Produzione e Servizi con delega all’Innovazione, in apertura dei lavori – rischiamo di compromettere la coesione sociale e con essa lo stesso modello cooperativo. Si parla quindi di una responsabilità’ storica che viene affidata alle forze sociali e politiche, della necessità di dare un nuovo valore al lavoro e all’innovazione, – continua Migliarini – non solo perimetrandone eticamente i confini ma indicando aspettative e bisogni, immaginando un nuovo “compromesso sociale”. In definitiva quel che sarà “Il lavoro dell’uomo al tempo delle macchine” avrà una nostra quota parte di responsabilità’”.
Prima di analizzare l’approccio italiano, e nello specifico della cooperazione di lavoro, al processo in atto di digitalizzazione della produzione, Wolfgang Schroeder, professore di Scienze Politiche all’Università di Kassel e tra gli autori del libro “Il lavoro 4.0”, intervistato dal vicepresidente Migliarini, con la partecipazione di Alessio Gramolati responsabile dell’ufficio progetto Lavoro 4.0 della CGIL, nonché curatore del libro, descrive l’approccio tedesco all’Industria 4.0 come “un ulteriore sviluppo evolutivo, anziché rivoluzionario, del modello di produzione e di business”. Non quindi rivoluzione, come concepita soprattutto negli USA, ma evoluzione, con l’obiettivo di mantenere una forte coesione sociale. Un approccio, quello tedesco, non limitato quindi a considerare l’Industria 4.0 soltanto al livello tecnologico, ma anche come progetto di innovazione e di politica sociale. Un’ampia applicazione che “data la forza sociale dirompente insita nella logica dell’Industria 4.0, dovrebbe consentire di evitare la chiusura ad un mero livello tecnologico e microeconomico della politica della digitalizzazione. L’obiettivo è una politica tecnologicamente ed economicamente efficace, in grado di produrre effetti socio-integrativi positivi per la società nel suo complesso”.
Nel secondo panel, coordinato da Francesca Montalti vicepresidente di Innovacoop, le esperienze dirette di alcune cooperative aderenti a Legacoop Produzione e Servizi. Dall’edilizia alle pulizie, dal facility management all’industria, dalla logistica sanitaria a nuove forme di lavoro che hanno fatto delle tecnologie il proprio core business, la parola quindi alle imprese, e nello specifico alla cooperazione di lavoro per comprendere il loro approccio alla rivoluzione industriale sia sul piano dei processi produttivi che sul piano del lavoro e quindi del capitale umano.
La cooperazione descrive il proprio adeguamento all’innovazione 4.0 e ai processi di digitalizzazione e robotizzazione, adeguamento che si traduce in politiche aziendali volte nell’industria ad un miglioramento della produzione con conseguente riposizionamento dell’azienda in segmenti di mercato più alto e all’apertura in nuovi diversi settori come testimoniato da Cefla; alla meccanizzazione della produzione nell’edilizia, che in CMB ha migliorato le condizioni di lavoro, riducendo in 10 anni la componente operaia dal 50% al 40% ed aumentando la componente di impiegati e tecnici/quadri e all’utilizzo della metodologia BIM, sempre più richiesta nei bandi di lavori pubblici per effetto delle nuove normative e già implementata da CMB a partire dal 2013-2014; alla centralità, in attività quali facility management e pulizie, del processo di specializzazione e qualificazione delle risorse umane attraverso investimenti in innovazione e digitalizzazione per migliorare performance e qualità del lavoro verso la creazione di una Cooplat 4.0; all’utilizzo nel campo della logistica sanitaria di sistemi robotizzati e di progetti di gestione dei magazzini tramite processi informatizzati e automatizzati, studiati e attuati da Formula Servizi, che dimostrato come la standardizzazione dei processi aumenta efficienza, sicurezza e sostenibilità, riducendo al contempo costi ed errori; all’utilizzo infine delle tecnologie e dell’innovazione come base di partenza in Pazlab, dove il lavoro dell’uomo è già di per sé interconnesso con le macchine.
Queste esperienze testimoniano un miglioramento delle condizioni lavorative e della partecipazione e coinvolgimento dei lavoratori attraverso processi di riqualificazione e di formazione continua; testimoniano come la digitalizzazione non solo non ha prodotto perdite di posti di lavoro ma ha permesso l’inserimento di nuove figure professionali composte da giovani laureati. Insomma, la cooperazione mette al centro la persona e con essa il valore del lavoro e il principio di intergenerazionalità.
Le esperienze di lavoro 4.0 nella cooperazione dimostrano un concetto più volte ribadito da Migliarini: “forma e sostanza cooperativa promuovono la combinazione alchemica tra l’intelligenza collettiva, l’imprenditorialità collaborativa e la visione strategico/innovativa propria dell’impresa intergenerazionale”.
Si chiude il secondo panel con il contributo alla discussione degli interventi di Anna Ponzellini, sociologa del lavoro e consulente Studio META, nonché uno degli autori del libro “Il lavoro 4.0”, e di Aldo Soldi, direttore di Coopfond.
Nell’ultimo panel, coordinato dal giornalista di “La Repubblica” Marco Panara, un confronto tra il mondo delle istituzioni, dell’università e delle associazioni datoriali e sindacali sui temi della formazione e della distribuzione delle risorse, sull’impatto sociale della digitalizzazione e delle tecnologie 4.0, sui cambiamenti nei modelli di business e sul ruolo della rappresentanza sindacale e datoriale all’interno di questo processo. Alla tavola rotonda la parola quindi a Vincenzo Colla segretario confederale Cgil, Maurizio Stirpe vicepresidente di Confindustria con delega al Lavoro e alle Relazioni industriali, Marco Frey professore dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna, Mauro Lusetti presidente di Legacoop.
Le conclusioni di questa giornata di confronto e condivisione affidate a Carlo Zini, presidente di Legacoop Produzione e Servizi.
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