Formatori della “Quadrifoglio” in Palestina a sostegno di una cooperativa agricola tutta al femminile

Formatori della “Quadrifoglio” in Palestina a sostegno di una cooperativa agricola tutta al femminile

C’è anche un po’ di “Quadrifoglio” di Orvieto nell’avventura di venti donne palestinesi che si stanno costituendo in Cooperativa. Venti donne adulte, in prevalenza contadine (ma affiancate da due giovani laureate in agraria e marketing), che stanno per gettare il granello di sabbia dentro gli ingranaggi di un destino apparentemente implacabile. Abitano le terre martoriate della Cisgiordania, in un paesino vicino Betlemme.
Da qualche mese partecipano al progetto “Oltre le barriere – Promozione di uno sviluppo rurale gender-sensitive e sostenibile per assicurare la sicurezza alimentare e la resilienza delle comunità vulnerabili della Cisgiordania” promosso da FELCOS Umbria, OXFAM Italia, GVC, NRD (Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione – Università di Sassari), PLDC (Palestinian Livestock Development Center), RDS (Rural Women Development Society), OXFAM Novib con i fondi del Ministero degli Affari Esteri.
L’idea è quella di organizzarsi in una cooperativa femminile di tipo agricolo per produrre ortaggi in campo e in serra. Si tratta di un’impresa culturalmente, politicamente e socialmente “eversiva”. Queste donne si trovano infatti ad affrontare sia l’aperta ostilità del governo israeliano – che avversa la costituzione di imprese rurali anche inibendo l’accesso alle risorse idriche – sia la fatica di un lavoro di emancipazione in un contesto contrassegnato da una forte impronta patriarcale. La “Quadrifoglio”, grazie a Legacoop Umbria partner del progetto, ha contribuito alla missione inviando due formatori (Luca Angelozzi e Elena Borsetti), dal 9 al 16 novembre, con l’incarico di condurre un ciclo di incontri sul tema della cooperazione e dell’impresa cooperativa.
Una proposta che le donne del progetto hanno accolto con entusiasmo e partecipazione per via di quei tratti comuni che rendono comunicanti i mondi più autentici e avanzati della cooperazione con quelli del “mutualismo” delle comunità rurali. Il tracciato formativo, con la traduzione in arabo da parte di Waili, il bravissimo interprete palestinese, concerneva il lavoro sul team working, sulle simulate per un efficace piano di sviluppo, decision making (life skills) e sui principi della cooperazione.
Raccontano Elena e Luca: “Waili conosce bene l’Italia e diversi paesi d’Europa. È un uomo maturo di 61 anni e ha vissuto sulla propria pelle le dolorose e luttuose vicende di quella regione. Eppure, viaggiando con noi, per la prima volta ha avuto la possibilità di osservare la desolata e lacerante infinita distesa di muri e filo spinato, le recinzioni e i presidi militari, il misconoscimento dell’umanità delle persone bandite dalla terra che abitavano”.
“Nei suo occhi–
 continuano – c’era l’amarezza, la rabbia, lo stupore straziato di un intero popolo. Lo sguardo di Waili si schiantava triste su quel muro che divide persone addestrate a odiarsi sin da piccole”. “Oltre a Waili – spiegano i cooperatori orvietani– c’era con noi Alessandro, il coordinatore del progetto per Felcos, che vive in Palestina da due anni. Grazie a lui, alla sua professionalità ed empatia, abbiamo fatto una bellissima esperienza di questa gente straordinaria, dei suoi valori, della sua grande forza e delle tenaci strategie di sopravvivenza e di resistenza”.
Memorabile, a detta di Luca e Elena, il senso di ospitalità. “Si mangiava insieme, con i prodotti locali, preparati secondo la tradizione. L’attaccamento al luogo, alla terra e la certezza di dover lavorare per un mondo migliore da lasciare a figli e nipoti alimentano una quotidianità fatta di tenacia, passione ed entusiasmo, con l’incrollabile speranza di cambiare il corso della storia. La forma cooperativa – hanno riferito ancora Elena e Luca -, individuata come forma societaria di impresa, corrisponde con esattezza sensibile al forte senso di solidarietà di queste donne e alla consapevolezza di essere parte di una piccola comunità di destino. Si lavora insieme, si ragiona insieme e si programma insieme condividendo responsabilità, fatica e momenti felici”.Grande l’interesse di queste donne per l’organizzazione e i processi di gestione e funzionamento della “Quadrifoglio” e per la presenza di donne ai vertici della cooperativa orvietana.
Un’esperienza di cooperazione internazionale e di umanità vissuta dai formatori orvietani con emozione e con la certezza di aver offerto un contributo alla rinascita e alla crescita delle capacità di una comunità che, pur nella fatica e nell’angoscia del vivere, sta costruendo, tenacemente e orgogliosamente, il proprio futuro.